Energie rinnovabili

COP28 di Dubai

La conferenza sui cambiamenti climatici COP28 ha riunito a Dubai i leader di tutto il mondo in un momento critico per la transizione all’energia pulita e gli sforzi internazionali per affrontare il cambiamento climatico.

La COP28 è stato il più grande vertice delle Nazioni Unite sul clima di sempre: gli Emirati Arabi Uniti hanno ospitato oltre 65.000 partecipanti, superando dell’80% la partecipazione precedente. Si pensi che quando nel 2015 fu firmato il rivoluzionario accordo di Parigi, parteciparono circa 26.000 persone. La prima COP sul clima si è tenuta a Berlino nel 1995 con poco meno di 4.000 delegati. Questa volta la lista degli ospiti comprendeva amministratori delegati e lobbisti del settore privato, guidati da dirigenti del settore energetico. Oltre a questi ultimi, i banchieri e i dirigenti finanziari erano una delle professioni più rappresentate tra i possessori di badge per la conferenza.

A dir poco trionfalistiche le dichiarazioni del sultano degli Emirati Arabi Uniti e presidente della COP28, Ahmed Al Jaber: “È la prima volta che i combustibili fossili entrano nell’accordo finale”, dichiara. Aggiungendo: “Le future generazioni vi ringrazieranno, non conosceranno ciascuno di voi ma saranno grati per la vostra decisione”.

Nella realtà, sebbene la rapida diffusione di tecnologie energetiche rinnovabili negli ultimi anni abbia fatto una grande differenza per le prospettive climatiche, globalmente ci sono delle difficoltà per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C – per non parlare della soglia di 1,5°C che la scienza ha dimostrato essere fondamentale per evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico.

Secondo l’IEA (International Energy Agency), gli obiettivi da raggiungere sono:

  • Triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030
  • Raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica
  • Trovare l’impegno dell’industria dei combustibili fossili, e in particolare delle compagnie petrolifere e del gas, ad allineare le attività in linea con l’Accordo di Parigi, a partire dalla riduzione del 75% delle emissioni di metano derivanti dall’operatività ordinaria di produzione energetica (a tal proposito, 50 compagnie petrolifere e del gas si sono impegnate a raggiungere emissioni prossime allo zero entro il 2030, con piani da presentare entro il 2025).
  • Stabilire meccanismi di finanziamento su larga scala per triplicare gli investimenti in energia pulita nelle economie emergenti e in via di sviluppo
  • Impegnarsi in misure che garantiscano un declino ordinato nell’uso dei combustibili fossili, inclusa la fine delle nuove approvazioni di centrali elettriche alimentate a carbone

In linea con questi obiettivi, fortunatamente gli sviluppi della COP28 hanno riguardato proprio le tre aree chiave: energie rinnovabili, efficienza energetica e metano, declinando i punti dell’accordo nei seguenti punti chiave:

  • Transition away, ovvero l’uscita graduale (al contrario del phase out) per raggiungere il net zero entro il 2050
  • Triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 e raddoppiare la media globale del tasso annuale di miglioramento dell’efficienza energetica
  • Rendere operativo il fondo Loss&Damage per i paesi emergenti
  • Accelerare la riduzione delle emissioni derivanti dal trasporto stradale.

Pur essendo gli accordi non vincolanti per i paesi, il cammino verso il futuro è stato tracciato.

Sebbene questi siano passi avanti positivi nella lotta alle emissioni di gas serra del settore energetico, tuttavia anche il pieno rispetto degli impegni presi da tutti i firmatari fino ad oggi non sarebbe sufficiente per portare il mondo su un percorso che porta al raggiungimento del citato obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.

È per questo che gli elementi essenziali per una transizione energetica sono stati oggetto del dialogo di alto livello che è stato tenuto tra la presidenza della COP28, l’IEA e i paesi partecipanti, cercando di produrre un forte consenso sui punti chiave di detta transizione tra gli oltre 40 leader e ministri provenienti da tutta l’Africa, le Americhe, l’Asia e l’Europa.

Per quanto riguarda l’efficienza energetica in particolare, nel 2023 i policy maker di tutto il mondo hanno ampliato le misure per promuoverla, anche se i progressi non si stanno muovendo abbastanza velocemente da raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Lo slancio politico a favore dell’efficienza energetica continua a crescere in seguito alla crisi energetica globale innescata dall’invasione russa dell’Ucraina. Gli investimenti nell’efficienza sono cresciuti del 45% dal 2020 e, nell’ultimo anno, i paesi che rappresentano tre quarti della domanda energetica globale hanno rafforzato le politiche in tal senso  o ne hanno introdotte di nuove. Misure chiave stanno diventando sempre più diffuse. Ad esempio, quasi tutti i paesi dispongono ora di standard di efficienza per i condizionatori d’aria e il numero di paesi con standard per i motori industriali è triplicato negli ultimi dieci anni.

Tuttavia, per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, i miglioramenti annuali nell’efficienza energetica devono passare da un livello del 2% nel 2022 ad un 4% in media all’anno da qui al 2030. Nel 2023, l’intensità energetica globale è migliorata dell’1,3%, ben al di sotto di quanto necessario per raggiungere questo obiettivo.

Per ciò che attiene il tema delle emissioni in generale, ora tutto dipenderà da come gli impegni si tradurranno in azioni e politiche vincolanti. Il primo problema è che, per raggiungere l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura a 1,5°C, serve ridurre le emissioni del 43% entro il 2030. Ma se anche gli impegni della Conferenza fossero sostenuti da tutti i Paesi e attuati in toto, non si sarebbe comunque in linea con il livello di emissioni necessario.

Sul fronte delle energie rinnovabili, gli investitori si trovano ad affrontare difficoltà finanziarie. Qual è la strada da seguire? Gli sforzi per espandere rapidamente la capacità mondiale di energia rinnovabile sono stati rafforzati dalla forte crescita degli investimenti globali nel solare e nell’eolico. La spesa annuale per progetti solari ed eolici è aumentata di oltre 300 miliardi di dollari negli ultimi cinque anni, beneficiando del sostegno politico e della riduzione dei costi. A fine 2023 questa ha rappresentato circa un terzo degli 1,8 trilioni di dollari previsti di investimenti complessivi nell’energia pulita.

Ma gli investitori nelle energie rinnovabili sono ora alle prese con due forti venti contrari. La volatilità dei prezzi delle materie prime e i vincoli della catena di approvvigionamento hanno interrotto la lunga serie di diminuzioni dei costi per le principali tecnologie energetiche pulite. Nel frattempo, il forte aumento dei tassi di interesse a livello globale, volto a contenere l’inflazione, sta spingendo al rialzo il costo del capitale dopo un lungo periodo in cui l’accesso ai finanziamenti era relativamente economico. Queste tendenze stanno esponendo il settore dell’energia pulita a nuove sfide e, in alcuni casi, a un’estrema pressione finanziaria. Segnali di tensione sono stati particolarmente evidenti nel settore eolico, così come nelle economie emergenti e in via di sviluppo, dove l’aumento del costo del capitale è particolarmente marcato e potrebbe minacciare la transizione verso l’energia pulita.

Per quanto riguarda specificatamente il settore Oil & Gas, solo circa il 2,5% delle spese per gli investimenti oggi è destinato alle energie rinnovabili.

Per affrontare questi problemi sarà pertanto determinante ripensare ad esempio la progettazione di aste e gare d’appalto, aumentare la fiducia nell’affidabilità della domanda e affrontare i fattori che rendono ancora peggiore l’impennata dei costi di finanziamento nei paesi in via di sviluppo.

Sempre secondo la IEA, il picco delle fonti fossili è previsto intorno al 2030, poi dovrebbe esserci una discesa possibile solo se i grandi paesi emettitori (tra cui Cina e India) potranno contemporaneamente aumentare le rinnovabili e ridurre la dipendenza da petrolio, gas e carbone.

 In definitiva ci sono molti aspetti da monitorare nel 2024 nell’ottica di capire quali impegni faranno concretamente la differenza rispetto agli obiettivi e dall’annuncio di nuove iniziative dovrà necessariamente conseguire la prova dei fatti con impatti visibili nel mondo reale.

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