Come già rappresentato in diverse occasioni, alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28) tenutasi a Dubai nel dicembre 2023, 198 nazioni hanno concordato il primo bilancio globale e una valutazione completa dei progressi nella riduzione delle emissioni globali.
È emerso che sono necessari maggiori sforzi per raggiungere gli obiettivi della Accordo di Parigi e c’è la necessità di triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare i miglioramenti in termini di efficienza energetica a livello globale entro il 2030.
L’Agenzia internazionale per l’energia (“IEA”) ha stimato che queste due misure sarebbero fondamentali per eliminare gradualmente i combustibili fossili e raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050.
Tuttavia, dobbiamo considerare che questi obiettivi energetici globali arrivano in un momento in cui le prospettive per l’energia rinnovabile appaiono relativamente deboli a causa, tra le altre cose, dell’aumento dei tassi di interesse, delle interruzioni della catena di approvvigionamento e dei ritardi nelle autorizzazioni per le connessioni alla rete.
Fino ad oggi, gli accordi “COP” non hanno avuto meccanismi di applicazione finché le nazioni non hanno intrapreso azioni per attuarli. Gli accordi di Dubai non hanno fatto eccezione, ma concettualmente hanno gettato le basi per un’ambiziosa transizione dall’abbandono di tutti i combustibili fossili verso sistemi energetici più puliti.
Nell’ambito della sua tabella di marcia per l’azzeramento delle emissioni nette, l’IEA ha stimato che l’energia solare ed eolica contribuiranno per l’80% alla capacità totale aggiuntiva di energia pulita entro il 2030. Il restante 20% consisterebbe in energia nucleare, idroelettrica, idrogeno e stoccaggio di batterie, che potrebbero giocare equamente ruoli importanti, supportando la stabilità e la flessibilità della rete per contribuire a integrare l’energia rinnovabile nei sistemi di elettrificazione.
Ma quali sono le principali tendenze energetiche nei prossimi decenni? Alcuni scenari presuppongono una transizione energetica rapida, altri una transizione molto più lenta. Alcuni sono definiti per raggiungere lo zero delle emissioni nette, altri per tracciare la linea di continuità delle politiche attuali. Avere una visione d’assieme non è facile, tuttavia è possibile identificare un percorso per la transizione energetica attraverso i seguenti punti salienti:
- La capacità globale nelle energie rinnovabili
- Il Gas naturale
- Il Nucleare
- La graduale eliminazione dei combustibili fossili
- La cattura della CO2
1. Nella COP28 i leader mondiali hanno concordato di triplicare la capacità globale di generazione rinnovabile entro il 2030 portandola a 11.000 GW: l’obiettivo è molto sfidante in quanto per raggiungerlo, sarebbero necessari in media 800 GW di capacità aggiuntiva all’anno a partire dal 2022. Si consideri al riguardo che nel 2022 la capacità eolica globale complessiva esistente era pari a 832 GW e quella solare a 892 GW. Uno scenario quindi molto preoccupante.
2. Uno dei temi più controversi nel dibattito sulla transizione è quello relativo al gas naturale nel mix energetico. Da un lato si ritiene che il gas naturale possa svolgere un ruolo determinante per i paesi in via di sviluppo per un graduale abbandono del carbone nel mix energetico. Dall’altro, rendere il gas una parte centrale della transizione garantisce decenni di ulteriore utilizzo di combustibili fossili che emettono CO2. La domanda di gas è cresciuta di due terzi dal 2000 e, a differenza del carbone e del petrolio, per i quali si stima che raggiungeranno il picco nei prossimi anni, si prevede che essa continuerà a crescere in circa la metà degli scenari modellizzati, mentre in altre simulazioni di compagnie Oil&Gas si stimano delle consistenti riduzioni entro il 2050, quindi molta incertezza al riguardo.
3. Un altro obiettivo ambizioso fissato alla COP28 era quello di potenziare rapidamente il nucleare, con 22 paesi che si impegnavano a triplicare la capacità entro il 2050. Dato che 12 di questi paesi hanno visto la loro capacità nucleare diminuire negli ultimi dieci anni e altri cinque non producono energia atomica, questo obiettivo sembra estremamente ambizioso. Sempre in termini numerici, la crescita annua composta dovrebbe attestarsi a circa il 4% dal 2022 al 2050 (si consideri che dal 2010 al 2022 tale cifra è stata solo dello 0,3%). Anche qui quindi forti preoccupazioni.
4. Per quanto riguarda i combustibili fossili, mentre alcune delle prospettive più ambiziose suggeriscono un forte calo nell’utilizzo di combustibili fossili dopo il 2030, la maggior parte dei progetti sull’utilizzo di idrocarburi rimarrà consistente almeno fino alla metà del secolo. Questo elemento è comunque coerente con gli obiettivi di limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C entro il 2100, in quanto non è necessario per raggiungere tali obiettivi eliminare completamente i combustibili fossili.
5. La cattura del carbonio può giocare un ruolo fondamentale in questa partita e si interseca con le considerazioni fatte sopra sui combustibili fossili a fine millennio. Infatti, sarà necessario un massiccio impulso alle tecnologie di rimozione del carbonio che oggi rimangono allo stadio iniziale. Risulta che, a livello globale sono stati catturati nel 2022 circa 42 milioni di tonnellate di CO₂ (circa il triplo rispetto dei livelli del 2010), ma che comunque rappresentano solo lo 0,1% delle emissioni annuali totali. Per essere efficaci, si stima che queste tecnologie debbano crescere da 14 a 16 volte entro il 2050. Un aumento così enorme non è tecnicamente irrealizzabile, ma ci sono dubbi sui costi, che ad oggi non sono mitigati dagli incentivi che invece ricevono le imprese per continuare ad estrarre petrolio e gas.
Una transizione energetica quindi con non pochi punti interrogativi.